Omelia di S.E. Rev.ma Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, in occasione della S. Messa celebrata presso la chiesa del Monastero delle Carmelitane Scalze Maria Mater Ecclesiae et Ioseph Protector, di Giacalone Pioppo (PA).
Carissime sorelle, carissimi fedeli
Celebriamo oggi con voi la festa di santa Teresa di Gesù, vergine e Madre e maestra del Carmelo Riformato. La sua profonda dottrina spirituale, attinta in gran parte ai Padri della Chiesa, le ha meritato d`essere dichiarata da Paolo VI nel 1970 «Dottore della Chiesa».
Come saprete domenica il Santo Padre Francesco ha inaugurato la fase preparatoria in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi che ha come tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Questo sinodo della Chiesa universale si intreccia con quello della Chiesa Italiana e i vari sinodi delle Chiese particolari. La sinodalità, indica lo specifico modo di vivere e di operare della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione, nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea, nella partecipazione responsabile e ordinata di tutti i suoi membri al discernimento dei “segni dei tempi”, nell’impegno per la nuova evangelizzazione.
Tutti i membri della Chiesa sono corresponsabili della vita e della missione della comunità e tutti sono chiamati ad operare secondo la legge della mutua solidarietà nel rispetto degli specifici ministeri e carismi, in quanto ognuno di essi attinge la sua energia dall’unico Signore (cfr. lCor 15,45), all’unico Spirito e all’unico Dio e Padre.
Domenica Papa Francesco nell’omelia ci ha esortato a coniugare nella vita di ogni giorno con tre verbi: incontrare, ascoltare, discernere.
Ha detto “siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione -a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa.
Con santa Teresa d’Avila per la prima volta, nella storia della spiritualità cristiana, la preghiera viene assunta a valore unificatore di tutta la vita spirituale, come valore plenario… Teresa aveva interpretato e vissuto il comandamento centrale della sua Regola Carmelitana, di «pregare notte e giorno, senza interruzione».
Additando a tutta la Chiesa l`esempio e la dottrina di santa Teresa di Gesù, che a suo tempo dovette respingere la tentazione di certi metodi che invitavano a prescindere dall’umanità di Cristo a vantaggio di un vago immergersi nell’abisso della divinità, Papa Giovanni Paolo II diceva in un’omelia che il grido di Teresa di Gesù, in favore di una preghiera tutta centrata in Cristo, «è valido anche ai nostri giorni contro alcuni metodi di orazione che non s’ispirano al Vangelo e che in pratica tendono a prescindere da Cristo a vantaggio di un vuoto mentale che nel cristianesimo non ha senso. Ogni metodo di orazione è valido in quanto si ispira a Cristo e conduce a Cristo, la Via, la Verità, la Vita›› (Gv 14,6)1 l. Senza la mediazione di Cristo, vero uomo e vero Dio, dunque, è la stessa» rivelazione del Dio Trinitario – rivelazione familiare, calda, avvolgente – che scompare. Attraverso il suo realismo ecclesiale ed eucaristico che deriva dal mistero dell’Incamazione S. Teresa comprese che cosa significa davvero contemplare: non un semplice «avere tempo libero per Dio››, né soltanto «contemplazione e amore delle realtà divine», ma lasciare che la Chiesa – con i suoi drammi, sofferenze, incompiutezze e tradimenti degli stessi cristiani – penetrasse nell’atto contemplativo e lo finalizzasse dall’interno.
Santa Teresa ha “ecclesializzato la contemplazione” perché ha assegnato alle anime contemplative uno scopo essenzialmente apostolico: essere intensamente contemplative, intensamente oranti e intensamente sante, per essere di maggiore aiuto alla Chiesa. Il dono che santa Teresa d’Avila ha fatto alla Chiesa e al mondo consiste nella inesorabile logica d’amore, con la quale ha compreso tutta la vicenda umana, osservandola dal punto di vista più intimo e personale: quello di una preghiera sempre più “innamorata” e totalizzante., S Teresa ha compreso che tutta la sua vita era stata una preghiera e che la preghiera doveva abbracciare tutta la vita.
Per S. Teresa la comunità deve imparare a percepirsi come “corpo ecclesiale di Cristo”, che continua a vivere e a soffrire nella storia. E Teresa lo intuì partecipando con cuore appassionato ai drammi della Chiesa del suo tempo, lacerata dalle divisioni e malamente coinvolta nella “conquista” del Nuovo mondo.
Teresa mostrò che la più alta e profonda esperienza mistica è donata alla Chiesa per permetterle di annunciare la sublime dignità di ogni persona umana. E che la massima profondità del1’esperienza cristiana rivela anche la massima estensione missionaria cui essa è destinata, a bene del mondo intero.
Santa Teresa di Gesù, fu figlia singolarmente prediletta della Sapienza divina, di cui ci ha parlato la prima lettura (Sap 7, 7.10-12).
Le parole di san Paolo, ascoltate nella seconda lettura ci guidano alla sorgente profonda della preghiera cristiana, da cui scaturiscono l’esperienza di Dio e il messaggio ecclesiale di santa Teresa. La dottrina di Teresa di Gesù è in perfetta sintonia con la teologia della preghiera che propone san Paolo, l’apostolo con il quale si identificava tanto profondamente. Il passo della lettera ai Romani evoca la fecondità interiore della santa. Tutta la sua dottrina veniva proprio da un cuore formato dallo Spirito Santo.
Per mezzo dell’orazione, Teresa ha cercato e trovato Cristo. Lo ha cercato nelle parole del Vangelo per accostarsi al Signore in grandissima intimità.
L’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Sicar, che abbiamo ricordato nel Vangelo, è significativo. Il Signore promette alla Samaritana l’acqua viva: “Chiunque beve di quest ‘acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 13-14).
Teresa di Gesù è colei che ha risposto a Cristo: Dammi di quest’acqua! Lei stessa ce lo conferma quando ricorda i suoi primi incontri col Cristo del Vangelo: “Quante volte mi sono ricordata dell’acqua viva di cui parlò il Signore alla Samaritana! Sono molto devota di quell’episodio evangelico” (S. Teresa, Vita, 30, 19).
Santa Teresa di Gesù con la sua straordinaria capacità di scavare nell’animo umano e con la sua grande originalità nell’introdurre al mistero dell’amore di Dio ha meditato a lungo sulla sete di Dio.
Teresa di Gesù, come una nuova Samaritana, invita adesso tutti ad avvicinarsi a Cristo, che è sorgente d’acqua viva.
Gesù Cristo, è la porta per la quale l’anima accede allo stato mistico (cf. Ivi. 10, 1). e la introduce nel mistero trinitario (cf. Ivi. 27, 2-9) e che viene incontro alla nostra sete di verità, di felicità, di vita, di amore, in una parola di santità.
Per questo, quale che sia la vocazione che il Signore ha indicato a ciascuno di noi , la grande esperienza di santità di S. Teresa diventa uno straordinario aiuto per tutti noi..
Questo aiuto chiediamo oggi al Signore per intercessione di santa Teresa, perché il nostro quotidiano cammino di cristiani nel mondo e il nostro camminare insieme come Chiesa sia sostenuto dalla fede che si manifesta nella preghiera, opera attraverso la carità e si apre alla speranza dell’avvento del Regno di Dio.